BENVENUTI IN ITALIA

Un film documentario di
Aluk Amiri, Hamed Dera, Hevi Dilara, Zakaria Mohamed Ali, Dagmawi Yimer, 2012 (60′).

Cinque cortometraggi scritti, girati e diretti da ragazze e ragazzi immigrati in Italia. Un mosaico di piccole storie accomunate dalla ricerca di uno sguardo interno sulla condizione migrante e, insieme, un ritratto composito dell’Italia e del suo sistema di accoglienza riflesso negli occhi di chi arriva.

BENVENUTI IN ITALIA è un film documentario in cinque episodi girato a dieci mani, prodotto dall’Archivio delle memorie migranti con il sostegno dell’Open Society Foundations e della Fondazione lettera27, in collaborazione con Asinitas e Circolo Gianni Bosio. Gli autori del film, provengono da mondi lontani tra loro e sono stati selezionati indipendentemente dalla loro esperienza nel campo degli audiovisivi. Molti di loro non avevano mai preso una telecamera in mano. Dopo un percorso di formazione, hanno scelto di ambientare le storie nei diversi contesti del loro arrivo.
Aluk Amiri, giovane afghano giunto in Italia all’età di quindici anni, racconta i tormenti del giovane Nasir, suo alter ego, nel giorno del suo diciottesimo compleanno in un appartamento messo a disposizione dal Comune di Venezia per i rifugiati politici.
Zakaria Mohamed Ali, costretto a lasciare Mogadiscio dopo l’omicidio del suo maestro di giornalismo e di altri colleghi, dà voce ai sogni di gloria di Dadir, campione di calcio affermato nel suo paese e oggi costretto a viaggiare senza biglietto da Milano a Roma per giocare con la ‘nazionale somala di Roma’.
Hevi Dilara, rifugiata curda, racconta lo spaesamento di una giovane famiglia appena sbarcata in un centro di prima accoglienza di Ercolano.
Il burkinabé Hamed Dera riprende l’attività e gli ospiti della pensione “chez Margherita”, punto di riferimento della comunità burkinabé a Napoli, prima della sua imminente chiusura.
Il filmmaker e rifugiato etiope Dagmawi Yimer segue il mediatore culturale e attore senegalese Mohamed Ba mentre rievoca quando, in una bella giornata di sole, uno sconosciuto decide di accoltellarlo davanti alla fermata dell’autobus.

Leggi la presentazione del progetto Benvenuti in Italia.

Benvenuti in Italia

Cinque cortometraggi scritti, girati e diretti da ragazze e ragazzi immigrati in Italia. Un mosaico di piccole storie accomunate dalla ricerca di uno sguardo interno sulla condizione migrante e, insieme, un ritratto composito dell’Italia e del suo sistema di accoglienza riflesso negli occhi di chi arriva. BENVENUTI IN ITALIA è un film documentario in cinque episodi girato a dieci mani, prodotto dall’Archivio delle memorie migranti con il sostegno di Open Society Foundations e di lettera27, in collaborazione con Asinitas e Circolo Gianni Bosio. Gli autori del film, provengono da mondi lontani tra loro e sono stati selezionati indipendentemente dalla loro esperienza nel campo degli audiovisivi. Molti di loro non avevano mai preso una telecamera in mano. Dopo un percorso di formazione, hanno scelto di ambientare le storie nei diversi contesti del loro arrivo.

I cinque autori sono stati selezionati a gennaio 2011. A febbraio hanno partecipato a un corso pratico intensivo di sensibilizzazione al cinema documentario al termine del quale ciascuno di loro ha realizzato un breve cortometraggio. A marzo e aprile hanno individuato i personaggi e le storie da raccontare, e scritto un soggetto.

Per le riprese, eseguite in quattro diverse città italiane tra fine aprile e agosto, sono state formate delle piccole crew di due persone: ciascun ragazzo ha curato le riprese della propria storia e fatto il suono dell’episodio girato dall’altro. In questa fase sono stati affiancati da un tutor, che ha aiutato la logistica e facilitato le riprese. Successivamente tutti e cinque hanno partecipato al montaggio del loro episodio per alcune settimane, affiancando due esperte montatrici.

Al progetto ha partecipato anche Svonko DJORDJEVIC: nato a Roma, cresciuto nel campo rom di via dei Gordiani tra la Casilina, la Prenestina, Centocelle e Pigneto, a tutti gli effetti “italiano”, Svonko non ha ricevuto la cittadinanza e vive grazie a un permesso di soggiorno. Nell’ambito del progetto ha girato il corto “Da dove vengo io”.

Guarda il trailer di Benvenuti in Italia.

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All’interno del progetto i partecipanti hanno seguito un corso di sensibilizzazione al documentario, condotto da Renaud Personnaz, che ha prodotto sei brevi documentari sul tema del lavoro.

Questi i cortometraggi prodotti durante il corso formativo di video partecipato.

Roma arrota di Aluk Amiri

L’attesa di Zakaria Mohamed Ali

Bilal di Hevi Dilara

Friziorat di Dagmawi Yimer

Centrocampista di Mahamady Dera

To work – A lavoro di Desislava Stoichkova

Le collaborazioni

BENVENUTI IN ITALIA si è avvalso di alcune preziose collaborazioni:

Renaud PERSONNAZ, ha curato il corso di sensibilizzazione al cinema documentario e la formazione di base. È operatore e direttore della fotografia, in Francia e in Italia, su film documentari e di finzione. Ha lavorato con registi come Martone, Ciprì e Maresco, Soldini, Di Costanzo, Lo Cascio. Ha diretto alcuni documentari, tra i quali Le boeuf sous le toit, Au-delà des notes e Opera oscura. Da dieci anni collabora agli Ateliers Varan, scuola di formazione pratica al documentario, nata a Parigi nel 1981 da un’idea di Jean Rouch.

Aline HERVÉ, montatrice francese di stanza in Italia, ha lavorato con Pietro Marcello, Paolo Pisanelli, Angelo Loy. Ha montato decine di documentari, tra cui Pinocchio Nero, Don Vitaliano, Il passaggio della linea e Una scuola italiana.

Lizi GELBER, nata e cresciuta in Italia da genitori americani, ha lavorato al montaggio di lungometraggi a Roma, Los Angeles (in opere di Altman, Cimino, Polanski, Sergio Leone) e poi a Parigi, dove ha lasciato il cinema per dedicarsi al documentario. Tra gli altri, ha montato The Agronomist di Jonathan Demme. Su questa esperienza ha scritto:
“Nei documentari ho l’impressione di poter combinare il mio mestiere di racconta-storie con il bisogno di fare qualcosa, nel mio piccolo, qualcosa di utile ed appassionante. Spesso nei documentari si vorrebbe raccontare una storia da UN ALTRO punto di vista, poco conosciuto e non scontato. Sotto quest’ aspetto BENVENUTI IN ITALIA è stato un momento privilegiato di scambio intenso da cui ho imparato molto… sia umanamente che come professionista”.

Saba ANGLANA, cantante di origine etiope, ha messo a disposizione del film una canzone del suo nuovo album in uscita, “Xamar” (courtesy AMREF/Verosound). Nata a Mogadiscio da mamma etiope e padre italiano, laureata in Storia dell’Arte, ha al suo attivo due dischi: Jidka (Egea, 2008) e Biyo (World Music Network, 2010).

Desislava Valentinova STOICHKOVA, 27 anni, ha curato il backstage fotografico del progetto, realizzato il logo e tutti i materiali grafici di comunicazione di AMM. È nata e si è laureata a Sofia, e vive in Italia da circa tre anni. Fotografa e grafica di talento, attualmente è in cerca di un’occupazione.

BENVENUTI IN ITALIA è un progetto di Giulio Cederna e Alessandro Triulzi, coordinato da Dagmawi Yimer e Federico Triulzi.

Il lancio

BENVENUTI IN ITALIA è stato lanciato il 27 gennaio, Giorno della memoria, in contemporanea in cinque città italiane: Roma, Milano, Napoli, Venezia e Verona.
L’evento ha visto la partecipazione di decine di personalità, tra scrittori, registi, cantanti, mediatori, in buona parte immigrati, da Pap Khouma a Saba Anglana, da Maria Stefanache a Mohamed Ba, da Issa Diallo ad Ali Baba Faye, ed è stato reso possibile dalla collaborazione di numerose istituzioni, reti, associazioni:

Ansi – Associazione Stampa Interculturale; Fortress Europe; L’Italia sono anch’io; Passpartù; Radio.doc; Razzismo brutta storia; Rete Primo Marzo; Storie Migranti; ZaLab; Milano: Institut français; Kenzi Productions; Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina; Napoli: Università Federico II; Università L’Orientale di Napoli; CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud; LTM – Laici Terzo Mondo; L.e.s.s. Onlus; Shangri-La; CEICC – Centro Europeo Informazione Cultura e Cittadinanza; Roma: Centro Aggregativo Apollo 11; La Casa del Cinema; Cinema Trevi – Cineteca Nazionale; Off!cine; Venezia: Assessorato alle Attività Culturali Città di Venezia; La Casa del Cinema; Verona: Nella mia città nessuno è straniero; Fondazione Nigrizia Onlus; Festival del Cinema Africano di Verona.

Per richiedere il film per eventi e proiezioni pubbliche scriveteci a: segreteria@archiviomemoriemigranti.net

“Voci, racconti e testimonianze dall’Italia delle migrazioni. L’Archivio delle memorie migranti”

di Alessandro Triulzi

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Abstract

L’Archivio delle memorie migranti (AMM) nasce all’interno di un progetto di educazione attiva presso l’associazione Asinitas Onlus e la scuola di italiano per rifugiati e richiedenti asilo di Via Ostiense a Roma. Nel gennaio 2012 l’Archivio si è costituito in Associazione di promozione sociale. AMM si compone di due aree di lavoro: il Gruppo Ricerche, che si occupa della produzione e archiviazione di testimonianze scritte e orali, e il Gruppo Audiovisivi impegnato nella realizzazione di produzioni audio e video documentarie. Dal 2011 AMM ha avviato la raccolta e l’archiviazione sistematica, sia in forma scritta che audiovisiva, di storie e testimonianze di migranti, in particolare rifugiati e richiedenti asilo, con la partecipazione attiva di migranti appositament e formati. AMM promuove progetti in rete, la realizzazione di laboratori di video-formazione e la produzione di documentari e cortometraggi realizzati da migranti.

Presentare un archivio di memorie per loro definizione ‘migranti’, per di più nato da poco, senza una sede fissa e con scarsi mezzi, vuol dire parlare di qualcosa che è ancora in larga misura ‘in cammino’, e di cui le prime realizzazioni permettono di delineare il percorso di marcia più che mostrare consolidati risultati di ricerca o raccolta di fonti. Il tentativo di rintracciare voci e memorie di migranti dal Corno d’Africa – mio tradizionale terreno di ricerca – si è imposto al termine e come proseguimento dell’insegnamento di Storia dell’Africa Subsahariana tenuto per più di trent’anni all’Università di Napoli “L’Orientale” dopo aver visto, in un improvviso ribaltamento dei flussi migratori e coloniali europei nell’Africa di fine Ottocento, i propri soggetti di studio sbalzati un secolo dopo all’interno della società italiana. La scelta iniziale, presto condivisa da un gruppo di volontari, studenti e ricercatori, è stata una decisione che si è imposta allora a livello etico-culturale e allo stesso tempo come rinnovamento di campi disciplinari. Avendo descritto altrove il processo di maturazione e di forte coinvolgimento di gruppo (Triulzi & Carsetti 2007), non intendo soffermarmi su ragioni che a loro volta articolavano una richiesta di sapere e un bisogno collettivo di cambiamento che si andavano allora imponendo, sia pure tortuosamente, nella società italiana di accoglienza. È da queste richieste e bisogni che occorre partire per arrivare nel gennaio 2012 all’atto di fondazione dell’Archivio delle memorie migranti (AMM) come Associazione di promozione sociale a sé stante.

Origini e percorso di gestazione dell’Archivio

L’Archivio delle memorie migranti nasce inizialmente come deposito (repository) di storie, narrazioni e testimonianze raccolte all’interno di una Scuola di italiano per migranti (www.asinitas.org), con cui avevo iniziato a collaborare per affiancare una sperimentazione terapeutica inizialmente portata avanti da un gruppo di volontari in collaborazione con Medici contro la Tortura. La raccolta di storie e narrazioni per ricostruire i tessuti comunitari di migranti sopravvissuti ai traumi dell’esodo forzato inizia a prendere forma nel 2004 tra gli occupanti stranieri dei Magazzini di Tiburtina, un ampio spazio allora presidiato da alcune centinaia di richiedenti asilo e rifugiati politici provenienti dal Dar Fur e dalle regioni del Corno d’Africa, poi sgombrato con la forza dal Comune di Roma nel 2005. È qui, tra i vestiti e le fotografie rase al suolo dalle ruspe insieme a quello che restava della prima comunità autonoma di accoglienza per migranti nata a Roma, allora denominat a ‘Hotel Africa’, che è nata nel gruppo l’idea di conservare le tracce, le narrazioni e le testimonianze di viaggio e dell’arrivo per registrare la tortuosa accoglienza riservata agli ‘ospiti’ stranieri di Tiburtina (Triulzi 2013). Nella scuola Asinitas fondata sui lasciti di questa esperienza, le storie dei migranti, espresse in modo incerto e con le poche parole di italiano conosciute, venivano usate in attività didattiche come tracce di memoria, e di riconoscimento, della propria identità culturale e di miglioramento nella conoscenza dell’italiano da parte di st ranieri migrant i resident i a Roma e provincia.

Il lavoro presso la Scuola Asinitas di Via Ostiense a Roma dà inizio alla prima fase dell’Archivio portato avanti insieme agli operatori didattici con cui vengono condivisi gli anni di formazione (2005-2011) e la prima sperimentazione di progetti di raccolta e diffusione di testimonianze audiovisive. Tale lavoro è stato fondamentale per i volontari e i ricercatori dell’Archivio non meno che per i migranti-studenti alcuni dei quali sono poi diventati mediatori culturali e della comunicazione. La Scuola di Via Ostiense, terreno di raccolta e allo stesso tempo laboratorio di esperienze di formazione e ricerca, era allora frequentata da migranti provenienti soprattutto dalle regioni del Corno d’Africa martoriate da conflitti intestini mescolati a povertà e autoritarismo, e ospitava principalmente studenti rifugiati dall’Eritrea, Somalia, Etiopia e dal Dar Fur sudanese arrivati in Italia da poco. Fin dall’inizio l’insegnamento della lingua italiana era intessuto con le tracce di memoria che si voleva conservare: “A scuola le lezioni seguono le ‘tracce’ degli studenti. Si fa lezione raccogliendo e soffermandosi su ciascuna parola che imprevedibilmente loro pronunciano. All’inizio la partecipazione degli studenti alle lezioni d’italiano sono parole senza sintassi, intenzioni di discorso, abbozzi di frase, pensieri incompleti. Le parole evocano però interi discorsi, producono linguaggi. È da lì che si parte” (Triulzi e Carsetti 2007, 108).

Il lavoro della scuola consisteva proprio in questo: dare spazio autonomo alle voci narranti dei diretti interessati nella necessaria ricostruzione/ricomposizione delle loro identità dopo lo spaesamento dell’arrivo. Seguendo l’annotazione di Abdelmalek Sayad (2002) che immigrazione e emigrazione sono ‘due facce della stessa medaglia’, si ricostruire la complessità del percorso migrat orio nella sua ‘interezza’, e ricollegare pertanto chi arrivava con la propria società di origine, il qui con il là del loro peregrinare: “A scuola questo è possibile perché è uno spazio aperto dove provare a pronunciare il proprio discorso in prima persona e in mezzo agli altri, in un ambiente significativo di apprendimento, dove riannodare i fili, riordinare le tracce, esplorare i contorni e le radici della propria esperienza migratoria” (Triulzi e Carsetti 2007, 108). Al termine di ogni anno, i materiali raccolti diventavano libro di letture per gli studenti-migranti e forma di auto-riconoscimento per la comunità mista di studenti, volontari e ricercatori. I ‘libretti’ di Asinitas con le testimonianze vive, i prodotti artigianali e i disegni degli studenti raccolti nella collana “Percorsi”, segnavano il progressivo avanzamento nelle pratiche di educazione attiva e la prima raccolta di materiali di archivio che univano produzioni audiovisive e laboratori informatici sui temi della migrazione (www.asinitas.org/produzioni/).

Facevano parte di questi percorsi nuove aggregazioni di saperi e pratiche di interscambio culturale che, con il sostegno di Fondazioni bancarie (Monte dei Paschi di Siena) e private (AAMOD-Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Fondazione lettera27) si concretizzarono in un progetto formativo denominato “Confini” che includeva, oltre all’insegnamento della lingua italiana, cerchi narrativi con ragazzi migranti realizzati in collaborazione con le scrittrici di origine somala Cristina Ali Farah e Igiaba Scego (Carsetti, Scego, Triulzi 2009), elaborazioni plastiche di micro-paesaggi e luoghi della migrazione miste a memorie di arrivo e di transito come nella Mostra Geografie extra-vaganti allestita presso la Città dell’Altra Economia a Roma nel giugno 2010 (Borella, Carsetti, Mammarella 2010), e soprattutto la produzione dei primi video partecipati (Il deserto e il mare, 2007; Come un uomo sulla terra, 2009; C.A.R.A. Italia, 2010; Una scuola italiana, 2011) che, condotti da Asinitas insieme a registi italiani e migranti, tracceranno il solco futuro di AMM come produttore e non solo raccoglitore di fonti audiovisive.

Immagini in movimento: la produzione filmica di AMM

Il 2012 apre la seconda fase dell’Archivio, trasformato in Associazione autonoma, produttrice e raccoglitrice di memorie e testimonianze audiovisive sulla migrazione, che nasce in stretta collaborazione con l’Archivio sonoro Franco Coggiola e gli operatori del Circolo Gianni Bosio presso la Casa della Memoria e della Storia del Comune di Roma. In questo periodo si annodano collaborazioni fruttuose da un lato con l’Ente universitario di origine,  l’Università di Napoli “L’Orientale” e con Istituti e Biblioteche romane (ICBSA-Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Biblioteche di Roma) dando avvio a una Rete di archivi e memorie migranti (RAMM), dall’altro con Fondazioni internazionali (OSF-Open Society Foundations), archivi consolidati (Archivio Franco Coggiola, AAMOD, Archivio storico Luce) e con le organizzazioni della società civile attive sul territorio a Napoli e Roma per avviare percorsi comuni e progetti di comunicazione e/o raccolta di fonti in ambito interculturale.

In questa fase l’Archivio aderisce al progetto di condivisione delle fonti coloniali Returning and Sharing Memories avviato da Paolo Bertella Farnetti all’Università di Modena e Reggio Emilia e si fa portatore presso altri Atenei e istituzioni culturali dell’apertura di un portale sulle fonti coloniali da condividere con gli studenti e gli studiosi dei paesi già sotto amministrazione italiana (Bertella Farnetti 2009).

Rientra in questa fase la produzione di documentari e video partecipativi (PV) che, sulla scia dell’antropologia condivisa di Jean Rouch (Grisolia 1988), condividono pratiche e forme dell’ “atto di rappresentazione tra un’istanza rappresentante e un’istanza rappresentata” (Moraldi 2013, 221-226), non solo spostando l’accento dal prodotto al processo ma insistendo nella direzione della piena promozione di autorialità della regia migrante (dalla scelta dei soggetti alla effettiva esecuzione dei lavori). Negli anni 2011-2013 l’Archivio produce tre film documentari diretti o co-diretti da registi migranti che vanno in questa direzione. Il primo, Soltanto il mare (2011), diretto da Dagmawi Yimer e Giulio Cederna, si sofferma sugli abitanti di Lampedusa visti attraverso la cinepresa di un migrante sbarcato alcuni anni prima da ‘clandestino’ e tornato sull’isola come regista. Il secondo, Benvenuti in Italia (2012), è un docu-film in cinque episodi girati da migranti provenienti da Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Kurdistan e Somalia, coordinati da Renaud Personnaz, al termini di un seminario di formazione sulle modalità di auto-rappresentazione e di video partecipativo. Il terzo, Va’ Pensiero. Storie ambulanti (2013), opera prima di regia autonoma di Dagmawi Yimer, registra le reazioni delle vittime di due gravi attacchi razzisti avvenuti in Italia: il ferimento di Mohamed Ba, un attore e mediatore cult urale senegalese a Milano nel 2009, e l’uccisione in pieno giorno, a Firenze nel 2011, di due venditori ambulanti senegalesi e il ferimento grave di altri tre. Il progetto Va’ pensiero ha ricevuto nel 2011 il premio di produzione Gianandrea Mutti dando via, l’anno seguente, alla partecipazione dell’Archivio all’istituzione del Premio Mutti-AMM, il primo e unico premio in Italia dedicato al cinema migrante, organizzato in collaborazione con l’Associazione Amici di Giana e la Cineteca di Bologna e il sostegno di OSF e lettera27 (www.cinetecaidibologna.it /news_139).

I film di AMM si caratterizzano principalmente per la tendenza a rappresentare l’alterità attraverso l’auto-narrazione e a recepire lo sguardo dell’altro-interno alla società italiana. Sono film di denuncia ma anche di riflessione, a volte drammatica, a volte ironica, su realtà a contatto (e non solo a contrasto) nella vita quotidiana, a scuola, per strada, nei luoghi di frequenza dei migranti, i mercati, i centri di accoglienza e quelli di espulsione. Alla base c’è un racconto per immagini non solo dei e sui migranti e richiedenti asilo ma sull’Italia che cambia ed è vista attraverso gli occhi degli ‘stranieri tra noi’, e sulle pratiche di accoglienza, o di respingimento, del Paese nel suo complesso. Il film che ha dato inizio all’auto-narrazione dei migranti, e che ha portato il regista rifugiato dall’Etiopia Dagmawi Yimer a farsi portavoce dell’Archivio e dei suoi metodi, è stato Come un uomo sulla terra, un film co-diretto insieme a Andrea Segre e Riccardo Biadene nel 2009. Il film “racconta per mezzo di alcuni testimoni, il viaggio impossibile del migrante – che lui stesso [Dagmawi Yimer] anni addietro ha intrapreso – dall’Africa all’Europa. Egli si vede nel film interagire con i soggetti, fare da ‘mediatore interno’, da ‘guida’ nella comunità dei rifugiati; inoltre, è la sua voce fuori campo che introduce all’incontro con i migranti e guida lo sviluppo del film, come a sottolineare la necessità di dare valore testimoniale alle immagini” (Moraldi 2013, 232). Un cinema dunque che è ‘fonte’ di memoria e di testimonianza, ma anche moltiplicazione di voci e di sguardi sulla migrazione e sulla società che la ospita. Fanno parte della produzione di questo cinema-documento, il corto To whom it may concern (2012), un documentario del giornalista somalo Zakaria Mohammed Ali, sbarcato a Lampedusa nel 2008, che ritorna sull’isola quattro anni dopo alla ricerca delle foto e dei documenti che gli sono stati portati via al momento dell’arrivo insieme al suo nome e alla sua identità; l’audio-mappa di Mohammad Aman, oggi mediatore culturale a Lampedusa, che racconta il suo personale ‘ritorno’ sull’isola da uomo libero nell’estate del 2012 (Bandella 2013); e Grooving Lampedusa, dello stesso anno, un foto-racconto per immagini (Badagliacca 2013) che ripercorre con i protagonisti i luoghi del loro primo sbarco tra storia e memoria.

La produzione filmica dell’Archivio, oltre a essere disponibile in rete, viene diffusa secondo modalità di distribuzione civile inaugurate con il film Come un uomo sulla terra (Segre 2009, 119-126), e poi continuate con le produzioni successive, che prevedono ad ogni proiezione la presenza di migranti-testimoni che hanno partecipato al processo produttivo. I film sono consultabili in rete alla voce Immagini sul sito di AMM (www.archiviomemoriemigranti.net/produzioni/). La sezione Mappe del sito presenta invece il progetto “Geografie degli sguardi”, 200 segnalazioni e schede geo-referenziate relative della produzione filmica italiana nel settore delle migrazioni degli ultimi venti anni con particolare riferimento ai film che fuoriescono dai circuiti commerciali e riflettono criticamente sulla condizione migrante con modalità di produzione partecipate da registi, scenografi o scrittori migranti.

Fondi e documenti conservati

L’Archivio conserva copie cartacee e digitali relative a testi audio e video di documentazione e rappresentazione del fenomeno migratorio in Italia, con particolare riguardo alle narrazioni, memorie e testimonianze condivise e partecipate dai migranti stessi. I fondi cartacei dell’Archivio sono in fase di riordino e sono soggetti a restrizioni a garanzia della privacy e riservatezza degli autori. I materiali accessibili in rete sono consultabili sul sito di AMM. Il fondo documentario di AMM include testimonianze in forma orale e scritta, sotto forma di colloqui o interviste (entretiens), narrazioni, racconti: i documenti cartacei raccolti nel fondo sono eclettici ed eterogenei, nascono dalla volontà di testimoniare, dal bisogno di raccontare e di raccontarsi, di far conoscere il punto di vista dei migranti, il loro vissuto, l’espressione della propria creatività, l’acquisizione di una nuova coscienza civile e politica, la voglia di dire in una lingua nuova, il desiderio di comunicare e condividere, e altro ancora. Individuali e partecipate, le scritture e narrazioni migranti di AMM diventano uno strumento per darsi un nome e dare un nome alle cose nell’Italia delle migrazioni e alla loro rappresentazione spesso appiattita dai media e dalla politica. Per questo AMM non segue le categorie di catalogazione tipica degli archivi. Con le sue attività e le sue pratiche, somiglia metaforicamente più a un taccuino che a un armadio, è il quaderno che accoglie le prime parole, i primi tentativi di auto-narrazione, lo spazio in cui prendono forma racconti autobiografici che non solo mettono per iscritto i ricordi, ma che li rendono possibili, narrabili, condivisibili.

I fondi cartacei dell’Archivio descritti sul sito AMM sotto la voce testi è suddiviso nelle sezioni interviste, testimonianze, audio-documenti e saggi e ricerche.

Interviste. La sezione contiene la documentazione relativa a incontri, conversazioni, interviste, cerchi narrativi o colloqui tenuti, svolti o organizzati dai volontari, ricercatori, e soci di AMM. Rientrano in questa sezione scritture creative o autobiografiche di singoli migranti o scrittori che hanno partecipato a seminari, progetti e audizioni (Scego 2009). Rientrano altresì i materiali di backstage di alcune produzioni filmiche (Come un uomo sulla terra, C.A.R.A. Italia, Benvenuti in Italia) con i testi integrali dei documenti di produzione, i soggetti, le interviste di sfondo. Di ogni incontro, colloquio e intervista vengono presentate schede di identificazione e brevi estratti scritti e, quando disponibili, audio. Le interviste includono colloqui e racconti di viaggio e dell’arrivo svolti in gruppi di ascolto con o tra migranti provenienti dalla stessa area (es. Giovani Etiopia, 1-8; Migranti e spazi pubblici, 1-2; Cerchio narrativo con giovani somali, 1-9), interviste lunghe con combattenti eritrei (GT, 1-3) a volte scritti in lingue locali (amarico, tigrino, somalo) da parte di migranti provenienti dalle rispettive regioni. Vista la complessità di problemi che circondano le testimonianze dei migranti, e la necessità di condividere i testi prima di poterli diffondere, non sorprendano i tempi lunghi di produzione di queste ‘traduzioni’ dal vivo. Alcuni di questi scritti pertanto sono tuttora in corso di editing e di condivisione con gli autori. I testi integrali delle singole interviste o colloqui sono consultabili secondo modalità concordate con gli autori e saranno resi disponibili al termine dell’attuale riordino.

Testimonianze. La sezione ‘testimonianze’ riporta le auto-rappresentazioni, prevalentemente scritte – ma spesso corredate di immagini, video, audio – di soggetti migranti che intendono condividere le loro riflessioni sotto forma di diari, racconti, scritture, parole, segni o immagini, sul proprio percorso migratorio, le sue caratteristiche, i suoi lasciti, per intessere e condividere con altri gli intrecci, gli snodi e gli attraversamenti dei propri percorsi di vita individuali e collettivi. Tra le testimonianze più rappresentative vi è la cronaca dettagliata del viaggio Addis Abeba-Lampedusa di Dagmawi Yimer e del gruppo di giovani arrivati nel 2006 tutti provenienti dal quartiere di Qirqos della capitale etiopica (Yimer 2011), un lungo estratto di intervista a Gabriel Tzeggai, un combattente eritreo rifugiato in Italia, sui giovani eritrei in fuga dal loro paese (Tzeggai 2011), oppure il diario di viaggio Mogadiscio-Lampedusa del giornalista somalo Zakaria Mohamed Ali o il glossario di ‘parole narrate’ di Abubakar Mukhtar Jokof, entrambi ancora in fase di scrittura, o la lunga intervista accompagnata da scritti in lingua tigrina dell’ex-militare eritreo, Mahamed Aman, ora operatore di Save the Children sull’Isola, rilasciata all’indomani del suo arrivo in Italia, tutt’ora in fase di editing.

Foto 1 Zakaria Mohamed Ali, Scrittura sul molo di Lampedusa per il corto To whom it may concern, Lampedusa 2012 (©Zakaria Mohamed Ali)

Audio documenti. La sezione raccoglie documenti audio risultanti da accordi, incontri, inchieste, svolti da volontari, ricercatori, giornalisti, appartenenti a AMM o a altri soggetti della rete degli archivi e memorie migranti (RAMM), tesi a rappresentare, ricostruire e documentare vicende, eventi e processi relativi alla condizione migrante in Italia e all’estero. Gli audio-documenti testimoniano l’importanza di raccogliere la produzione audio diffusa nel paese, dalle inchieste di Audiodoc sui progetti di migrazioni interrotti o respinti (Herzog 2011) o sulle memorie dei prigionieri dei campi di internamento italiani in Etiopia (Herzog 2012), le trasmissioni dell’Agenzia Amisnet di radio locali e dei programmi radio di Passepartù riservato ai migranti (Coronati e Melot 2011), o le produzioni di musica migrante della collana Roma Forestiera sui nuovi suoni della città e i loro protagonisti curata dal Circolo Gianni Bosio (Istaraniyeri 2012).

Saggi e ricerche. La sezione è dedicata alla riflessione critica e alle ricerche svolte sul lavoro e le attività di AMM, al suo sviluppo nel tempo, i suoi cambiamenti, la sua storia. È aperta a contributi, saggi, interventi, ma anche interpretazioni e dibattiti sul lavoro di testimonianza, di memoria e di auto-rappresentazione dei soggetti migranti in Italia, così come ai risultati di ricerche e indagini sui processi migratori e la loro rappresentazione nella società contemporanea in Italia e all’estero. In questa serie, accessibile sul sito, l’Archivio intende riflettere criticamente sul suo operato, e recepire contributi esterni, sull’opera di conservazione, archiviazione e diffusione di materiali ‘sensibili quali quelli provenienti da rifugiati e richiedenti asilo, soggetti da un lato alla necessaria azione per la tutela del diritto alla riservatezza di ogni soggetto a rischio, e dall’altro alla non minore necessità di comunicare racconti e immagini per ampliare gli orizzonti di conoscenza e sensibilità di un pubblico spesso disattento e disinformato sulla questione migratoria.

Reti, progetti e laboratori di ricerca

Tra i progetti di rete e i laboratori di ricerca sostenuti dall’Archivio sono da evidenziare in particolare le connessioni transculturali e transnazionali che animano alcune recenti iniziative: l’azione avviata dall’Archivio a favore del Museo diffuso delle migrazioni sull’isola di Lampedusa; l’attività di rete condotta insieme all’Istituto Centrale dei Beni Sonori e Audiovisivi (ICBSA) per reperire la documentazione sulla multiculturalità in atto nel paese; e il progetto di condivisione delle fonti coloniali con gli studiosi e le istituzioni culturali dei paesi già oggetto di amministrazione italiana. I tre progetti, tuttora in fase di elaborazione, riflettono ognuno a loro modo, il tentativo di condividere e ampliare ‘l‘aderenza’ delle fonti audiovisive alla complessità di interpretazione del fenomeno migratorio e della postcolonia nella società contemporanea (De Luna 2004, 110) di cui le auto-narrazioni dei migranti forniscono tracce indispensabili.

Il cantiere di Lampedusa. A Lampedusa, luogo di arrivi e partenze, di occupazioni e di esilii, AMM mantiene dal 2011 un ‘cantiere aperto’ che sostiene azioni di ricerca e avvio di reti a favore dell’isola considerata luogo simbolico e laboratorio di riflessione non solo sui movimenti migratori in corso e sulle regole che tuttora li governano, ma sugli immaginari collettivi che determinano la rappresentazione sulla ‘alterità’ delle ‘genti in cammino’ in un paese come l’Italia con politiche di accoglienza spesso ‘sviate’, in eccesso o difetto, rispetto a quelle, già ristrettive, concordate all’interno della UE. Il ‘cantiere Lampedusa’, iniziato a partire dal film Soltanto il mare girato nel 2010-11 da Yimer e Cederna sull’isola, prevede la raccolta di memorie e testimonianze da parte di migranti sbarcati a Lampedusa e delle loro successive esperienze ‘di ritorno’ sull’isola come persone libere (v. sopra), la collaborazione al progetto di apertura di un Museo diffuso delle migrazioni, e il supporto al Festival estivo di Lampedusa per la parte relativa al cinema migrante. La progettazione del Museo, tuttora in fase di gestazione, avviata in collegamento con l’Associazione Isole (www.associazioneisole.org) e con il Comune di Lampedusa e Linosa, ha preso vita dalla raccolta nella discarica dell’isola da parte dei volontari di Askavusa, un collettivo locale, di reperti, foto e documenti lasciati o tolti ai migranti e abbandonati sul posto (Sferlazzo 2013). Una prima raccolta di testi inter-religiosi e di testimonianze orali di migranti sbarcati a Lampedusa è attualmente in corso di pubblicazione presso l’Editrice Morcelliana (Cacciatore, Mosca Mondadori e Triulzi, in stampa).

Come già fu con i detriti dei Magazzini occupati di Tiburtina che servirono a formulare la prima idea di Archivio di ‘memorie migranti’, gli oggetti d’uso e di affezione dei migranti sbarcati a Lampedusa, insieme ai loro documenti, scritti e testi sacri, sono un formidabile richiamo alla necessità di non disperdere un tale patrimonio pubblico (Gatta e Muzzopappa 2012). Una quarantina di questi reperti sono stati affidati alle cure del Laboratorio di restauro della Biblioteca centrale della regione siciliana a Palermo e temporaneamente esposti in una piccola mostra di ‘oggetti migranti’ allestita in occasione del Festival di Lampedusa nell’estate 2013. All’interno del Festival (di ‘storie, incontri, migrazioni e culture che appartengono al Mediterraneo’) AMM sostiene dal 2011 la sezione dedicata al Cinema delle migrazioni attraverso il sostegno a un premio per il miglior film e la partecipazione di autori e registi di origine migrant e alla giuria coordinata dal regista etiopico Dagmawi Yimer.

La rete di archivi e memorie migranti-RAMM. La Rete, istituita attraverso una convenzione di collaborazione e di scambio stilata con il Circolo Bosio, l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi del Ministero dei Beni Culturali e l’Università di Napoli “L’Orientale” nel dicembre 2012, è parte di una costruzione di reti tra organismi universitari e culturali di base per l’inserimento di dati e testi audio e video relativi ai processi di multiculturalità in atto nel paese, affinché le memorie ‘altre’ conservate in Italia vengono incluse e registrate nella ‘memoria’ pubblica della nazione. Obiettivo della Rete è collegare e mettere in rete realtà affini che si sono affermate in Italia negli ultimi anni spesso collaborando o in associazione con AMM: dal progetto “Storie migranti” portato avanti da Federica Sossi presso l’Università di Bergamo (www.storiemigranti.org) ai materiali raccolti da Gabriele Del Grande per “Fortress Europe” (fortresseurope.blogspot.com) dai documenti audio di “Passepartù” trasmessi dalle reti radiofoniche collegate all’Agenzia Amisnet (www.amisnet.it) alle testimonianze di internati e profughi raccolte sul terreno da Roman Herzog per Audiodoc (www.audiodoc.it). Volontà della rete è raccogliere, mettere insieme e dare senso alla memoria complessiva del fenomeno migratorio, dai frammenti di vite disperse o travolte dagli sbarchi alle varie forme di creatività autobiografica dei migranti e contribuire alla conservazione e diffusione delle immagini in movimento impresse nei telefoni cellulari e nelle pellicole di volontari e filmmaker migranti.

Attraverso la rete, una volta ultimata, e una serie di postazioni di lavoro dedicate, ogni utente potrà avere accesso ai dati condivisi dai singoli istituti, centri e associazioni partecipanti. La Convenzione RAMM è aperta a successive adesioni; le domande di adesione possono essere inoltrate a uno degli Istituti fondatori; il testo della Convenzione è accessibile sui rispettivi siti.

Il progetto Returning and Sharing Memories. In collegamento con la rete RAMM è il tentativo in parallelo di mettere a disposizione di studenti e studiosi dei paesi che in passato sono stati soggetti all’amministrazione di organi di governo dell’Italia (e cioè Albania, Eritrea, Etiopia, Libia, Somalia, Isole del Dodecanneso, e Tienjin in Cina) un portale unico condiviso dove ogni partecipante al progetto, indipendentemente da dove si trovi, possa avere accesso in rete a informazioni, studi e dati audio e video che saranno riversati dai singoli istituti partecipanti. Il progetto “Returning and Sharing Memories (RSM)”, avviato nel 2008 dalla Università di Modena e Reggio Emilia con il concorso dell’associazionismo locale attraverso un semplice ‘call for memory’ rivolto alle famiglie di coloro che avevano soggiornato o vissuto in Etiopia, ha dato frutti insperati portando alla luce carte, documenti, testimonianze e materiale fotografico che, una volta digitalizzato, ha fatto parte dell’iniziale raccolta ed è stato oggetto di donazione a istituzioni culturali in Etiopia (Bertella Farnetti 2013, 7-11). Al progetto di rete, esteso nel 2012 alle Università di Napoli “L’Orientale” e di Addis Abeba, hanno temporaneamente aderito l’Università di RomaTre e l’Archivio Storico LUCE. Sono in corso adesioni da parte albanese ed eritrea. Una volta perfezionato l’atto convenzionale e le modalità di adesione, il portale della rete RSM potrà ospitare in ingresso i materiali provenienti dalle istituzioni e archivi aderenti e darà ai ricercatori italiani e stranieri accesso alle fonti sui periodi traumatici di storia ‘comune’.

L’insieme di iniziative di raccolta di documentazione nel settore degli audiovisivi permetterà di approfondire il lungo e complesso interfaccia della società italiana con l’alterità ‘esterna’ che ormai – da circa un ventennio, per quello che riguarda l’immigrazione, ma assai di più se si includono emigrazione e espansione coloniale – vive, produce e si confronta con la società italiana e con le sue istituzioni continuando ad essere percepita da entrambe come straniera ed estranea per diritto e provenienza di origine. Di tutto ciò l’Archivio delle memorie migranti, attraverso i suoi video, racconti e testimonianze ‘migranti’ vuole lasciare traccia ricordando alla società civile e alle istituzioni dello Stato l’enorme lavoro di interazione culturale e di condivisione che ancora aspetta, e deve precedere, il sentimento di appartenenza comune. Su questi temi e prospettive AMM intende essere presente nelle scuole, nelle Università e in eventi pubblici attraverso proiezioni e dibattiti, seminari di riflessione, e incontri sulla memoria che coinvolgano e vedano partecipi migranti, rifugiati e immigrati di seconda generazione nati e cresciuti in Italia ma non ancora riconosciuti come cittadini.

Biografia

Alessandro Triulzi ha insegnato Storia dell’Africa Subsahariana e coordinato il Dottorato di ricerca di Africanistica presso l’Università di Napoli “L’Orientale” (1995-2011). Ha svolto ricerche sul terreno in Ghana, Etiopia e Sudafrica. Dal 2008 si interessa di tematiche relative all’immigrazione. È tra i fondatori dell’Archivio delle memorie migranti. Recenti pubblicazioni: Dopo la violenza. Costruzioni di memoria nel mondo contemporaneo (cur., L’ancora del Mediterraneo, Napoli 2005); Il ritorno della memoria coloniale (dossier “afriche e orienti” 1, 2007). Come un uomo sulla terra (DVD + volume dall’omonimo film, con Marco Carsetti cur., L’Infinito Ed., Roma 2009); Long Journeys. African Migrants on the Road (con Robert McKenzie, cur., Brill, Leiden 2013).

Bibliografia

Badagliacca M.
2013 Grooving Lampedusa. Un foto-racconto, in
www.archiviomemoriemigranti.net

Bandella M. (cur.)
2013 “Ritorno a Lampedusa di Mahamed Aman”, foto di M. Badagliacca, in
www.archiviomemoriemigranti.net

Bertella Farnetti P.
2009 Returning and Sharing Memories. Genesi e sviluppo di un progetto per l’uso del “passato comune” italo-etiope (1935-1941), Materiali di discussione, Università di Modena e Reggio Emilia.

Bertella Farnetti P, Mignemi A., Triulzi A. (cur.)
2013 L’Impero nel cassetto. L’Italia coloniale tra album privati e archivi pubblici, Milano, Mimesis.

Borella G., Carsetti M., Mammarella C. (cur.)
2010 Geografie extravaganti. Luoghi e percorsi della migrazione, Roma, Asinitas.

Carsetti M.
2009 Il tempo dell’arrivo, “Lo straniero” n. 107, maggio.

Coronati M., Melot E. (cur.)
2011 “Attraverso il deserto e il mare”, Amisnet & Active Vision

De Luna G.
2004 La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo, Milano, Bruno Mondadori.

Gatta G., Muzzopappa G.
2012 Middle Passages. Musealizzazione e soggettività a Bristol e Lampedusa, in “Estetica. Studi e ricerche”, n. 1.

Grisolia R.
1988 Jean Rouch e il cinema del contatto, Roma, Bulzoni.

Herzog R.
2011 “Non te la prendere se non ce l’hai fatta”, Roma, Audiodoc, in collaborazione con Asinitas/AMM, in
www.archiviomemoriemigranti.net

2012 “Stavo cercando le corna e la coda ma non le avevano”. Guerra, deportazione e campi durante l’impero fascista in Etiopia, CD, Roma, Audiodoc.

Moraldi S.
2013 Decolonizzazione, de-gerarchizzazione, condivisione. Pratiche e forme di video partecipativo in Italia tra etnografia e partecipazione, in De Franceschi L. (cur.) Per una controstoria postcoloniale del cinema italiano, Roma, Aracne ed.

Cacciatore A., Mosca Mondadori A., Triulzi A.
c.s. Bibbia e Corano e Lampedusa, Brescia, Ed. Morcelliana.

Portelli A., Grammaroli E.
2012 Istaraniyeri. Musiche migranti a Roma, CD, Roma, Circolo G. Bosio.

Sayad A
1999 La double absence, Paris, Seuil, trad. it. La doppia assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato, Milano, Raffaele Cortina.

Scego I.
2009 Ascoltare, “Lo straniero” n. 107, maggio.

Segre A.
2009 “La distribuzione civile e le testimonianze di base”, in Carsetti M., Triulzi A. (cur.) Come un uomo sulla terra (Dvd + libro), Castel Gandolfo, Infinito ed.

Sferlazzo G.
2012 “Con gli oggetti”, in www.askavusa.wordpress.com/conglioggetti

Triulzi A., Carsetti M.
2007 Ascoltare voci migranti: riflessioni intorno alle memorie di rifugiati dal Corno d’Africa, “afriche e orienti” n. 1.

Triulzi A.
2009 Il cerchio e la scuola, “Lo straniero” n. 107, maggio.

Triulzi A.
2013 Listening and archiving migrant voices. How it all began, in Engel U., Ramos M.J. (eds) African Dynamics in a Multipolar World, Leiden, Brill, pp. 51-66.

Tzeggai G.
2011 Il sapore della libertà, in Chelati Dirar U., Palma S., Triulzi A., Volterra A. (cur.) Colonia e postcolonia come spazi diasporici. Attraversamenti di memorie, identità e confini nel Corno d’Africa, Roma, Carocci, pp. 273-297.

Yimer, D.
2011 Da Addis Abeba a Lampedusa. Cronaca di un viaggio, in Chelati Dirar U., Palma S., Triulzi A., Volterra A. (cur.) Colonia e postcolonia come spazi diasporici. Attraversamenti di memorie, identità e confini nel Corno d’Africa, Roma, Carocci, pp. 335-352.

Siti consigliati

Associazione Archivio delle memorie migranti
www.archiviomemoriemigrant i.net
www.va-pensiero.org

Associazione/Collettivo Askavusa
askavusa.blogspot .com
askavusa.wordpress.com

Associazione Asinitas Onlus, Centri interculturali per migranti
www.asinit as.org

Associazione Isole, Palermo
www.associazioneisole.org
www.progettoisole.org

Associazione audio documentaristi
www.audiodoc.it

Memorie coloniali. Returning and Sharing Memories
www.memoriecoloniali.org

Amisnet, agenzia radiofonica indipendente per l’informazione sociale
Amisnet.org

San Basilio Calling

Obiettivi:

contrastare ogni forma di discriminazione tra studenti favorendo l’interazione e l’interculturalità nella scuola, in quanto prima frontiera di accoglienza e incontro multiculturale.

Roma – febbraio – maggio 2019 Istituto Comprensivo Via Belforte del Chienti – “F. Fellini” Progetto: “San Basilio Calling” (con Circolo Gianni Bosio, Chroma) Bando: Otto per mille valdese Laboratorio: “San Basilio Calling” Durata: 24 ore Destinatari: studenti delle classi I A, B e D (secondarie inferiori)

 

Progetto DIMMI

Ariccia – novembre 2018 – marzo 2019 Liceo Classico Statale “James Joyce Progetto: DIMMI (link) Laboratorio: “Oltre i muri. Autonarrazioni da dentro e da fuori” – Progetto DIMMI Durata: 16 ore Destinatari: studenti della classe II LC e III LB.

 

Obiettivi specifici:

• Contribuire alla diffusione di buone pratiche di educazione interculturale attraverso il coinvolgimento diretto di migranti di prima e seconda generazione e il ricorso a forme di autonarrazione.
• Elaborare assieme agli studenti percorsi di riflessione condivisi sulle tematiche sollevate nel corso degli incontri. • Favorire con il supporto della multimedialità, della didattica ludica e dei social network l’acquisizione di informazioni più consapevoli a partire dai dati reali e dal confronto diretto e personale con le storie e i protagonisti di percorsi migratori.
• Condividere e analizzare l’importanza del racconto autobiografico e di storie di vita nella società contemporanea come strumenti per la conoscenza di sé e lo sviluppo delle capacità empatiche dell’individuo.
• Favorire l’acquisizione di strumenti (cognitivi e operativi) per la lettura critica delle rappresentazioni di sé e dell’altro, delle immagini, degli stereotipi, dei pregiudizi sedimentati nel proprio immaginario o sollecitati dalle rappresentazioni mediatiche.

 

Metodologia e strumenti

La metodologia di AMM si fonda sull’incontro faccia a faccia tra persone che hanno qualcosa di diverso da raccontare e da ascoltare. Studenti italiani figli di italiani, figli di stranieri, migranti arrivati da poco, migranti che vivono in questo paese da decenni e che si incontrano in classe, incrociano i loro sguardi e le loro storie. Il progetto pone al centro della sua azione l’importanza della proliferazione di punti di vista molteplici. Enfatizza il metodo partecipativo e la condivisione nel racconto delle storie di vita, nella loro produzione, i punti di vista da cui sono raccontate, la loro circolazione. Le attività di formazione e laboratoriali saranno stimolate dalla fruizione dei materiali raccolti e elaborati dall’Archivio, e comprenderanno testi scritti, presentazioni orali, role plays e drammatizzazioni, cerchi narrativi, mappe mentali, storytelling, ecc. Particolare rilievo verrà dato al kit didattico Va’ Pensiero. Storie ambulanti: Percorsi di antirazzismo in classe realizzato da AMM con Giunti Scuola. Altri materiali didattici proposti dal progetto alle scuole sono, ad esempio: a) Benvenuti in Italia, un film a episodi realizzato da 5 giovani rifugiati in diverse città italiane; b) To whom it may concern, un cortometraggio realizzato a Lampedusa dal giornalista somalo Zakaria Mohamed Ali; c) Grooving Lampedusa, prodotto multimedia di Mario Badagliacca. d) La storymap Ritorno a Lampedusa di Mahamed Aman. Le molteplici competenze che l’Archivio è in grado di attivare rendono possibile un’estrema flessibilità nella realizzazione degli interventi in classe. A seguito di un contatto da parte delle scuole o dei singoli docenti, è previsto sempre un incontro con gli operatori AMM per definire necessità specifiche, modalità e tempi di svolgimento dei laboratori. È possibile prevedere percorsi laboratoriali extra-curriculari o incontri che si inseriscano all’interno di una programmazione didattica già stabilita.

 

Materiali:

– DiMMi di storie migranti. Materiali e spunti didattici. Il testo presenta una serie di proposte didattiche a partire dai racconti raccolti nell’ambito del progetto DiMMi. Richiedete qui il pdf.
 
– Il nostro diario di bordo. Dall’ottobre 2016 Il gruppo scuola di AMM curerà un blog bimestrale sulla rivista SESAMO di GIUNTI Scuola. Sarà un modo per rielaborare e raccontare le esperienze in classe, mettendo a confronto le nostre metodologie. Seguiteci qui.
 
Roma – febbraio – maggio 2019, Istituto Comprensivo Via Belforte del Chienti – “F. Fellini” Progetto: “San Basilio Calling” (con Circolo Gianni Bosio, Chroma). Bando: Otto per mille valdese Laboratorio: “San Basilio Calling” Durata: 24 ore Destinatari: studenti delle classi I A, B e D (secondarie inferiori)
 

 

Per informazioni sui progetti di AMM nelle scuole

scrivete a: segreteria@archiviomemoriemigranti.net

Giallo a Milano

Sergio Basso
Milano – 2009 – 74′

Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Sergio Basso;
Con: Wen Zhang, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun, Isabella Mao Yufei;
Fotografia: Daniel Arvizu;
Suono: Andrea Sileo, Paolo Benvenuti;
Montaggio: Davide Vizzini;
Musica: Enea Bardi;
Produzione: Alessandro Borrelli per CSC Production e La Sarraz Pictures;
Formato: Betadigital

Sinossi

A Milano esiste una delle più antiche Chinatown d’Europa. Attraverso immagini e filmati d’epoca alternati ai racconti di venti cinesi residenti nel capoluogo lombardo viene fotografata la loro comunità con particolare attenzione alle loro difficoltà quotidiane ma anche ai loro sogni e tradizioni. «Riprese mobili, composizione simmetrica del quadro, split screen, musica non diegetica e persino animazione: non c’è intento mimetico in Giallo a Milano. Sergio Basso non nasconde l’artificio cinematografico in virtù di una presunta obiettività, bensì racconta la comunità cinese attraverso numerose piccole storie, con stili diversi e tenendo un buon ritmo. […] Con lo scorrere dei minuti le idee preconcette si dileguano, mentre se ne scopre l’altra faccia: secondo i cinesi gli italiani sono pigri, un’accusa meravigliosa in una città che fa del culto del lavoro un onore e che spesso liquida come indolenti immigrati d’altra provenienza. Perché, come un uroboro, i pregiudizi finiscono per rincorrersi e cibarsi di se stessi» (Andrea Fornasiero, «FilmTv»).

Roma arrota

Aluk Amiri
Roma – 2012 – 9′

Scheda film

Regia: Aluk Amiri;
Montaggio: Aline Hervè;
Produzione: Archivio delle memorie migranti col sostegno di Open Society Foundations e Fondazione lettera27

Sinossi

La giornata con un arrotino. Il rapporto con il quartiere attraverso un’antica tradizione familiare.

Film realizzato all’interno del seminario di sensibilizzazione al documentario condotto da Renaud Personnaz organizzato dall’Archivio delle memorie migranti.

Guarda anche gli altri cinque brevi documentari sul tema del lavoro prodotti nel seminario.

L’attesa

Zakaria Mohamed Ali
Roma – 2012 – 11′

Scheda film

Regia: Zakaria Mohamed Ali;
Montaggio: Lizi Gelber;
Produzione: Archivio delle memorie migranti col sostegno di Open Society Foundations e Fondazione lettera27

Sinossi

Occupare il tempo in attesa di contatti o in cerca di un lavoro, è l’attività che spesso impegna i giovani somali protagonisti di questo piccolo documentario.

Film realizzato all’interno del seminario di sensibilizzazione al documentario condotto da Renaud Personnaz organizzato dall’Archivio delle memorie migranti.

Guarda anche gli altri cinque brevi documentari sul tema del lavoro prodotti nel seminario.

Friziorat

Dagmawi Yimer
Roma – 2012 – 13’

 

Scheda film

Regia: Dagmawi Yimer;
Montaggio: Lizi Gelber;
Produzione: Archivio delle memorie migranti col sostegno di Open Society Foundations e Fondazione lettera27

Sinossi

Milko con una bicicletta accessoriata raggiunge il solito posto: alcune persone sono già in attesa, altre ne arriveranno durante la mattinata. È un barbiere che esercita la sua professione direttamente sulla strada.

Film realizzato all’interno del seminario di sensibilizzazione al documentario condotto da Renaud Personnaz organizzato dall’Archivio delle memorie migranti.

Guarda anche gli altri cinque brevi documentari sul tema del lavoro prodotti nel seminario.

Centro Campista

Mahamady Dera
Roma – 2012 – 9’

Scheda film

Regia: Mahamady Dera;
Montaggio: Aline Hervè;
Produzione: Archivio delle memorie migranti col sostegno di Open Society Foundations e Fondazione lettera27

Sinossi

Memeth è un calciatore curdo che in Italia dirige un centro culturale come un centro d’accoglienza. Continua a giocare a calcio con ragazzi curdi ed italiani ogni settimana: lo sport diventa un mezzo di unione tra le comunità.

Film realizzato all’interno del seminario di sensibilizzazione al documentario condotto da Renaud Personnaz organizzato dall’Archivio delle memorie migranti.

Guarda anche gli altri cinque brevi documentari sul tema del lavoro prodotti nel seminario.

Bilal

Hevi Dilara
Roma – 2012 – 10’

Scheda film

Regia: Hevi Dilara;
Montaggio: Aline Hervè;
Produzione: Archivio delle memorie migranti col sostegno di Open Society Foundations e Fondazione lettera27

Sinossi

Quando arriva a Roma, Bilal trova riparo al centro culturale kurdo Ararat ma si sente spaesato, solo e senza più speranze, per i continui problemi e ostacoli che incontra quando fa domanda per l’asilo politico.
Comincia a creare delle lampadine, dei soprammobili di zucca e delle decorazioni orientali fatte di legno per i kebabari kurdi. Grazie a queste creazione Bilal guarisce dalla sua depressione, si apre  a una nuova vita e trasforma le sue energie negative in positive.

Film realizzato all’interno del seminario di sensibilizzazione al documentario condotto da Renaud Personnaz organizzato dall’Archivio delle memorie migranti.

Guarda anche gli altri cinque brevi documentari sul tema del lavoro prodotti nel seminario.