La situazione attuale in Eritrea

L’Eritrea detiene un triste primato: quello di essere, nel periodo 2005-2013, tra i primi 10 paesi dal quale i propri cittadini fuggono per cercare asilo in varie parti del mondo. Lo confermano le statistiche ufficiali dell’UNHCR.
È la seconda volta nell’arco di un cinquantennio che il popolo eritreo è protagonista di un esodo in massa di queste proporzioni.
La conquista dell’indipendenza eritrea nel 1991 segnò la fine di un primo periodo di migrazione di massa che aveva già visto più di mezzo milione di rifugiati fuggire da una guerra durata 30 anni.
Purtroppo anche in questo nuovo millennio il fenomeno si ripete, con effetti ancora più tragici.
Paradossalmente, l’esodo dei giovani eritrei nel periodo post-indipendenza, ha delle caratteristiche, sia quantitative che qualitative, molto più drammatiche del periodo durante la guerra per l’indipendenza.
Il ritmo con cui, nell’ultimo decennio, i giovani eritrei continuano a fuggire varcando i confini nazionali è molto più intenso del periodo pre-indipendenza. Se si considera che nel 2006 le statistiche globali dell’UNHCR indicavano 19.400 richiedenti asilo eritrei mentre nel 2012 ne indicavano 285.100, si può comprendere la dimensione del fenomeno. Bisogna però anche tener conto che le statistiche ufficiali non includono una considerevole percentuale dei profughi eritrei, che si trovano in situazioni e località molto particolari e per le quali non è possibile un monitoraggio formale dell’UNHCR.
La crescita esponenziale del numero dei profughi, soprattutto se rapportata al numero degli abitanti del paese che, come già detto, conta soltanto 5.6 milioni di abitanti, evidenzia ancora di più la gravità della situazione. L’inconfutabile verità è che le giovani e i giovani eritrei stanno abbandonando il proprio paese in proporzioni molto più alte rispetto ad altre nazionalità.
Vi sono vari elementi che hanno causato questo esodo, iniziato pochi anni dopo che il paese aveva conquistato l’indipendenza. Conoscerli è essenziale per comprendere la situazione generale in Eritrea, ma soprattutto per comprendere le drammatiche peculiarità della migrazione eritrea.

Condanna al silenzio di Gabriel Tzeggai, 17 settembre 2016
Ti chiedo di fare lavorare la tua immaginazione. Ti avverto che non sarà facile. Prova ad immaginare te stesso rinchiuso in una cella buia, cioè una cella senza alcuna illuminazione, dove è sempre buio. La tua cella è larga 3 metri per 4 e include un cesso di pessima qualità […]

Rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui Diritti Umani in Eritrea
Il 4 giugno è stato pubblicato il Rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui Diritti Umani in Eritrea, istituita un anno fa in seguito al sempre più crescente numero di uomini e donne eritree richiedenti asilo politico in altri paesi […].

La violazione dei diritti umani in Eritrea e le aperture del governo italiano alla dittatura di Isaias Afeworki
Alcune organizzazioni e movimenti della diaspora eritrea in Europa, tra cui il Coordinamento Eritrea Democratica e Stop Slavery in Eritrea Campaign, hanno lanciato un appello ai politici europei affinché sia interrotta qualsiasi forma di collaborazione con il governo di Asmara […].

Lettera di Adal al fratello Abraham, una delle vittime della strage del 3 ottobre 2013
Adal Neguse, rifugiato da 10 anni in Svezia, ha perso suo fratello Abraham nella strage del 3 ottobre 2013. Lo abbiamo incontrato a Lampedusa in occasione del primo anniversario della sciagura e di un laboratorio con i parenti dei migranti scomparsi. Ci ha gentilmente concesso di diffondere e tradurre questo messaggio, originariamente pubblicato sulla sua bacheca di Facebook. È il nostro modo di ricordare quella sciagura attraverso la storia di una singola persona.

Crisi umanitaria – Coscrizione a tempo indeterminato, 19 marzo 2014.
Le testimonianze descrivono i lavori forzati, la privazione generale di ogni libertà di movimento, le detenzioni con trattamento crudele e tortura, ma soprattutto denunciano il fatto che il servizio militare è in realtà una forma di schiavitù che nega la possibilità di scegliere e crearsi un futuro.

Stop Slavery in Eritrea”
Campagna contro la schiavitù in Eritrea.

Sapevamo che era ingiusto… ma non sapevamo si chiamasse schiavitù…
Riportiamo la traduzione della lettera di Luwam Estifanos che descrive la realtà del servizio militare in Eritrea.

L’arroganza della dittatura, un commento di Gabriel Tzeggai sulle ipocrisie del regime eritreo.
11 ottobre 2013.
Tutti gli eritrei sanno che Isaias Afewerki ha sempre spudoratamente negato che i giovani fuggono in massa dall’Eritrea e che anche in questa occasione avrebbe voluto ignorare tutto, proprio come ha sempre fatto. Tutti sanno che in altra occasione lui ha proibito il rientro in patria della salma di un eritreo caduto in sua disgrazia […].

I giovani eritrei. Intervista a Gabriel Tzeggai.
I giovani eritrei di ambo i sessi, arruolati in un sistema di leva nazionale prolungato dal continuo stato di guerra con l’Etiopia, non hanno possibilità di programmare il proprio futuro e hanno poche scelte autonome al di là dell’esodo forzato dall’autoritarismo imperante nel paese… […].