Campioni d’Africa. Cittadini italiani

Gianfranco Anzini
Roma – 2005 – 111′

Scheda film

Regia: Gianfranco Anzini;
Fotografia: Pierluigi Piredda;
Montaggio: Giuliano Palamides;
Musica: Ngue Ngue Herve Emmanuel, Abibata Toure, Pierluigi Colantoni;
Produzione: Clarence scrl – Roma;
Formato: DV

Sinossi

Roma, marzo 2004: c’è un Tendone a piazza Vittorio con dentro un Grande Schermo. Grazie al finanziamento del Comune di Roma, gli immigrati africani possono seguire in diretta via satellite le partite della Coppa d’Africa. Gli organizzatori dell’evento sono un camerunese e un senegalese. Touty Coundoul è arrivato in Italia 18 anni fa dal Senegal. Ha iniziato dal gradino più basso: clandestino e vu cumprà. Ma in pochi mesi ha cominciato a organizzare le comunità dei senegalesi, aderendo prima alla CGIL e poi al P.C.I. dove è stato il primo dirigente africano nella storia di quel partito. Justin Wandja ha lasciato il Camerun 19 anni fa. È sposato con Alessandra Muzzi, e ha due figli che frequentano la scuola elementare del quartiere San Basilio. Justin scrive poesie, fa volontariato e sta cercando di avviare un’attività imprenditoriale. Li aiuta Francesco Liello, italoafricano, nato a Tunisi da genitori italiani, diventato amico di Touty quando tutti e due vivevano in Senegal e frequentavano lo stesso liceo. Grazie a questa iniziativa, unica nel suo genere in tutta Europa, veniamo a scoprire quante cose hanno da dirci questi nuovi nostri concittadini. Campioni d’Africa mostra l’assioma di una convivenza possibile. E necessaria.

Via dell’Esquilino

Daniele Di Blasio
Roma – 2006 – 47′

Scheda film

Regia: Daniele Di Blasio

Sinossi

Entrando la prima volta nell’Istituto Manin ci si può sentire disorientati. I migliaia di studenti che lo frequentano sono la maggioranza migranti di tutte le età, le etnie e le religioni. Hanno storie diverse, ma hanno in comune la volontà di imparare la lingua per conseguire la licenza media e cercare un modo per integrarsi in Italia. Bahari ha sedici anni, è appena arrivato dal Bangladesh e non parla una parola di italiano. Supererà il suo disagio attraverso piccole conquiste quotidiane. Sangely è una ragazza cingalese che studia perché vuole diventare un’infermiera. Le loro storie si intrecciano tra i banchi di scuola con quelle di Sardò, profugo afgano, giunto in Italia attraverso l’Iran e la Turchia, Adamo rifugiato della Costa D’Avorio che nel suo Paese faceva il meccanico, Laura, ragazza ecuadoriana che porta con sé la sua bambina Priscila e di tanti altri. Nel suo tema Ji Liang scrive con tono amareggiato che “…tra gli italiani e gli stranieri c’è un malinteso”. Con il passare dei giorni, però, attraverso incontri, ma anche scontri e incomprensioni le distanze si accorciano, le differenze si assottigliano e la scuola diventa per Ji Liang e per i suoi compagni il campo neutro del confronto, il luogo dove tentare di risolvere questo “malinteso”.

Storia di Habteab

Federico Triulzi
Roma – 2006 – 30′

Scheda film

Regia, Montaggio: Federico Triulzi;
Produzione: Asinitas onlus;
Formato: DVCAM

Sinossi

Habteab Eyasu aveva 34 anni arriva in Italia il 20 agosto 2003 con una delle tante imbarcazioni di fortuna che partono dalla Libia. Aveva abbandonato il suo paese, l’Eritrea, attraversando il deserto fra il Sudan e la Libia. Giunto in Italia presenta richiesta di asilo politico. Più di un anno dopo ottiene lo status di rifugiato. Tra l’aprile e il maggio 2006 parte per l’Inghilterra alla ricerca di un lavoro migliore, tornato in Italia viene trasferito nel Cpt di Isola Capo Rizzuto (Crotone) e successivamente nel carcere di Civitavecchia. Il 14 maggio muore, secondo le autorità del carcere, togliendosi la vita mediante impiccagione. I suoi familiari sono stati avvisati solo una settimana dopo il decesso, quando l’autopsia era già stata effettuata. Ci sono foto che mostrano il corpo ferito di Habteab, i medici parlano di contusioni in tutto il corpo, le versioni dei secondini sono incongruenti anche rispetto alle modalità della presunta impiccagione. In una lettera mai spedita trovata tra le cose di Habteab egli si proclama estraneo alle accuse per le quali è stato incarcerato. Durante l’interrogatorio a Civitavecchia, Habteab non ha avuto la possibilità di parlare nella sua lingua. L’interprete era di nazionalità etiope e i due comunicavano in inglese, una lingua che Habteab conosceva poco bene. Il documentario pone molti interrogativi riguardo la morte di Habteab e i motivi del suo arresto, inoltre induce a una riflessione sulle condizioni di vita nel carcere di Civitavecchia, non nuovo a episodi del genere, e sul bisogno in Italia di una legge in materia d’asilo politico.

Sini & Roi una storia d’amore tra Bologna e l’India

Claudine Tissier, Fabio Campo
Bologna, Kerala – 2006 – 60′

Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Claudine Tissier, Fabio Campo;
Suono: Massimiliano Aquilano, Roberto Sacco “Secchi”;
Montaggio: Fabio Campo;
Produzione: Exzema – Associazione di Cinema e Cultura;
Formato: miniDV

Sinossi

Abbiamo voluto raccontare una storia, una piccola storia. Comincia in una città italiana, dove Sini e Roy, una giovane coppia indiana, lavora duramente. Continua in Kerala, dove, con una grande disponibilità e gentilezza Sini e Roy ci hanno permesso di seguirli per qualche giorno di felicità. Lontano dai clichés, l’India che abbiamo scoperto in loro compagnia è animata, colorata, calorosa,imprevedibile. Vi incontriamo bambini sorridenti, anziane signore incuriosite, graziose ragazze, giovani innamorati, persone semplici e generose, che ci hanno accolto, che hanno accettato di condividere il loro quotidiano e che ci hanno talvolta confidato i loro sogni, le loro speranze o le loro inquietudini. Accompagnati dalla musica e guidati dalle immagini del cinema, abbiamo ripreso le piccole cose di tutti i giorni. Esse possono apparire insignificanti, ma sono ricche di una verità essenziale: nella banalità degli avvenimenti minori, gli esseri umani si somigliano tutti gli uni agli altri. Questo film non è solo un racconto di viaggio. È un momento di emozione che speriamo condividere con voi e l’emozione non ha frontiere, è universale. Abbiamo voluto raccontare una storia, una piccola storia, una storia d’amore.

L’orchestra di Piazza Vittorio

Agostino Ferrente
Roma – 2006 – 90′

Scheda film

Regia: Agostino Ferrente;
Con: Mario Tronco, Dina Capozio, Mohammed Bilal, Houcine Ataa, Agostino Ferrente, Carlos Paz, Rahis Bharti, Ziad Trabelsi, Omar Lopez Valle, Raul Schebba, Pino Pecorelli, John Maida, Peppe D’Argenzio, Evandro Dos Reis, Marian Serban, Gaia Orson, Awalys Ernesto Lopez, Giuseppe Smaldino;
Soggetto, Sceneggiatura: Francesco Piccolo, Mariangela Barbanente, Massimo Gaudioso, Agostino Ferrente;
Fotografia: Sabrina Varani, Giovanni Piperno, Simone Pierini, Alberto Fasulo, Greta De Lazzaris;
Montaggio: Desideria Rayner, Jacopo Quadri;
Musica: L’Orchestra di Piazza Vittorio
Produzione: Lucky Red, Bianca Film;

Sinossi

Il film racconta la genesi dell’Orchestra di Piazza Vittorio, la banda musicale nata per iniziativa di Mario Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e di Agostino Ferrente. Nel quartiere di Piazza Vittorio, la parte di Roma storicamente più interculturale, si sono intrecciate le storie di vita e le esperienze di ragazzi arrivati da ogni parte del mondo in cerca di nuove opportunità. In cinque anni di attività, l’Orchestra ha raccolto persone diverse, che si sono conosciute per la strada e hanno deciso di dare vita a un nuovo modo di intendere la musica e di realizzare il sogno di avere una famiglia e un lavoro.

«Siamo di fronte a una specie di versione moderna e neorealista della favola dei Grimm I suonatori di Brema, dove l’asino, il cane, il gatto e il gallo si mettono insieme per emanciparsi dai padroni formando un’orchestra. […] La puntuale e animata descrizione di un’avventura multietnica che è una lezione sull’unica strada da intraprendere per salvare un mondo in via di rapida trasformazione confusionale: l’integrazione e la valorizzazione dei talenti e delle culture, la contromisura per ciò che Danilo Dolci ha chiamato ‘o spreco’ degli esseri umani. Ben presto lo capiranno anche i fomentatori della ‘paura del diverso’, i profeti delle guerre etniche: il mondo di domani sarà in grande l’Orchestra di Piazza Vittorio, o non sarà. […] L’impresa di Tronco e Ferrente può essere vista come la versione ruspante dell’iniziativa del maestro Daniel Barenboim, che dal 1999 fa suonare insieme 78 musicisti israeliani e arabi nella West-Eastern Divan Orchestra. Il monito che emerge delle due operazioni parallele, anche se in piazza Vittorio regna la musica varia e Barenboim propone la Nona sinfonia, è assolutamente lo stesso: fate l’orchestra e non la guerra»
(Tullio Kezich, «Corriere della Sera»).

La grande corsa

Caterina Monzani, Alessandro Pavone, William Negro
Bologna – 2006 – 19′

Film completo

Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Caterina Monzani, Alessandro Pavone, William Negro
Fotografia, Montaggio: Caterina Monzani, Alessandro Pavone;
Produzione: MiaFilm, Caterina Monzani;

Sinossi

Alle 14:30 del 14 marzo 2006, 6.244 uffici postali apriranno i loro sportelli agli immigrati per la consegna della richiesta del nullaosta al lavoro. Un sistema elettronico centralizzato rileverà l’istante esatto in cui la carta verrà immagazzinata nell’enorme database nazionale. Solo le prime 170.000 domande pervenute saranno accolte, perché questo è il numero di posti disponibili previsto dal “decreto flussi” 2006. 170.000 contro 1,8 milioni di kit ritirati. La vittoria, dunque, è affidata ai minuti, ai secondi che ci metterà la carta ad arrivare al super cervellone elettronico. La gara si giocherà in sole 3 ore, tra le 14.30 e le 17,30. Le 48 ore precedenti all’ora x, gli immigrati le hanno passate accampati al freddo, all’addiaccio, davanti ad un ufficio postale, per non perdere il posto in fila, unica chance di rientrare tra i 170.000 fortunati ed uscire dalla clandestinità. Questo documentario è il racconto di quanto è avvenuto davanti ad uno di questi uffici a Bologna, dove, nel vuoto lasciato dalle istituzioni, ha vinto l’autogestione e il senso di responsabilità e solidarietà del popolo dei flussi. Persone di diversa provenienza hanno cominciato a stare in fila a partire da sabato sera e domenica mattina, ininterrottamente fino a martedì, sotto la neve, con thermos, coperte e tanta speranza di essere in testa al decreto flussi. Dopo soli 15 minuti dall’avvio, il supercomputer elettronico ha immagazzinato 300mila domande; alle 16 i kit presentati agli sportelli de Poste italiane erano 470.881. La grande corsa si è conclusa pochissimi minuti dopo che si era aperta alle 14,30. In media solo 27 per ogni ufficio postale sono stati beneficiari del decreto flussi 2006. cioè pochissimi. A file smaltite il totale è stato più di mezzo milione di richieste.

Inatteso

Domenico Distilo
Roma – 2006 – 50′

Film completo

Scheda film

Regia: Domenico Distilo;
Con: Mohammed Ali Abubakar, Samuel Teklu, Lual Schoul Adam, Joanna W. M. Henneman, Gianni Calastri, Ridvan Ozmen, Nur Mohammed Jamshidi;
Soggetto, Sceneggiatura: Chiara Faraglia, Addam Mounir, Chiara Pazzaglia, Federico Fava, Iosella Porto, Domenico Distilo;
Fotografia: Christian Burgos, Maurizio Tiella, Massimiliano Taricco;
Montaggio: Paola Fournasier;
Produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia;

Sinossi

Chi chiede asilo politico in Italia teme per la propria sopravvivenza. È costretto ad attendere diversi anni con il divieto di lavorare e senza ricevere assistenza dallo Stato. Non un luogo dove stare, né cibo, né informazioni. I profughi si riuniscono in comunità, costruendo rifugi, occupando edifici abbandonati nei pressi dei luoghi del lavoro agricolo e spostandosi seguendo le stagioni di raccolta. Sopravvivono grazie alla loro rete disolidarietà, alle associazioni di volontariato ed al lavoro nero. A partire da Roma, dove una vasta comunità ha occupato gli ex magazzini delle Ferrovie dello Stato nei pressi della stazione Tiburtina, il film traccia le tappe del viaggio di una popolazione nomade di profughi richiedenti asilo, che attraversando la penisola italiana raggiunge i luoghi delle raccolte stagionali per poter così sopravvivere. Un viaggio nella geografia dell’esilio di eroi, disertori e profughi delle guerre post-coloniali dell’Africa, nuovi migranti d’Europa.

Il mondo addosso

Costanza Quatriglio
Roma – 2006 – 90′

Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Costanza Quatriglio;
Fotografia: Vladan Radovic;
Montaggio: Giovanni Ballantini;
Musica: Vladimir Denissenkov;
Produzione: Rean Mazzone, Costanza Quatriglio per Dream Film, Ila Palma, in collaborazione con Rai Trade

Sinossi

Arrivano da lontano, non hanno ancora diciotto anni e sono soli. La loro casa era in Afghanistan, in Romania, in Moldavia. Per alcuni i legami familiari sono stati spezzati dalla guerra, da altri le famiglie attendono un aiuto finanziario. Le storie di Mohammad Jan, Cosmin, Inga e Josif si intrecciano nell’incertezza dell’oggi e nella fatica di costruirsi un futuro.

Donne in corriera

Michele Codarin, Marta Zaccaron
Udine, Casablanca – 2006 – 41’

Scheda film

Regia: Michele Codarin, Marta Zaccaron;
Con: Maria Pia Tamburlini, Lucia Coszach, Marta Zaccaronla e con la partecipazione di Aziza El Msatfi Bouchra El Msatfi Amal Haibouma;
Voce: Barbara Varischio;
Soggetto: Maria Pia Tamburlini e Lucia Coszach;
Sceneggiatura: Maria Pia Tamburlini e Michele Codarin;
Montaggio: Michele Codarin;
Musica: Paolo Corberi;
Produzione: Quasar Multimedia & La Giordola;

Sinossi

Questo documento è nato dalla scoperta di un servizio di corriere, che da Torviscosa (Udine, Italia) giunge fino in Marocco, a Fqi Ben Salah (Beni Mellal), a sud di Casablanca. I passeggeri sono centinaia di marocchine e marocchini che lavorano in Italia nelle varie regioni del nord. Ogni anno, in particolare, ritornano nel loro Paese per le vacanze numerose donne con o senza bambini: casalinghe, collaboratrici ed assistenti familiari, operaie. Abbiamo voluto conoscere, attraverso la viva voce delle protagoniste e le loro esperienze, le difficoltà da loro incontrate nel venire in contatto con la società e la cultura occidentali e gli adattamenti, rispetto alla cultura di origine, che hanno dovuto adottare per integrarsi nel Paese e nel territorio di accoglienza. Comprendere le problematiche che emergono rientrando nel Paese di origine, gli atteggiamenti che quasi inevitabilmente devono essere assunti, per essere accettate, nonostante il tradimento della partenza. Valorizzare le modalità di accoglienza adottate in Italia e nel contempo prendere atto dei limiti che ancora sussistono e rendono queste donne straniere qui e in patria per aiutarle a superarli.

Storie arbëreshë

Mario Balsamo
Piana degli Albanesi (Pa) – 2007 – 53′

Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Mario Balsamo;
Fotografia: Alfredo Betrò, Valentino Giannì;
Suono: Lorenzo Corvi;
Montaggio: Ilaria Fraioli;
Produzione: Palomar, Albasuite, Comune di Piana Degli Albanesi;
Formato: DVCAM

Sinossi

Per raccontare che cosa significhi ‘arberesh’ oggi, l’autore si è concentrato su una banda musicale, quella di Mezzojuso, e su scene e personaggi della vita quotidiana colta a Piana degli Albanesi (a pochi chilometri da Palermo). Perché una banda? Perché il direttore d’orchestra Salvatore Di Grigoli, con tenacia, l’ha messa insieme e ha deciso di rivisitare (in modo e con forme innovative) la tradizione dei canti liturgici e paraliturgici greco-bizantini: gli stessi che gli arbereshe cantano tuttora nelle loro chiese, durante le messe domenicali. Una banda, quella di Mezzojuso, a forte tasso di professionalità e al contempo dotata delle fascinazioni e i rimandi che hanno da noi tali complessi musicali. Le prove della banda svilupperanno un percorso di viaggio che dalla chiesa sconsacrata (dove la banda si ritrova) inanellerà le tappe di un’arberishità segno di una tradizione forte, radicata e, al contempo, alla ricerca di forme di integrazione multiculturale. Dagli strumenti della banda è come se uscissero, prendessero corpo le istantanee della vita quotidiana a Piana degli Albanesi: con i suoi personaggi più interessanti che raccontano storie tradizionali mischiate al passato di una vita difficile, in un luogo povero e a volte inospitale; dentro le cassi della scuola elementare dove i bambini migliorano la conoscenza della lingua arberesh (cioè dell’albanese antico) che già i loro genitori gli insegnano e che, ancora oggi, è la prima lingua parlata in paese, da giovani e anziani.