AMM Migranti e spazi pubblici n. 2

Intervista a Zakaria Mohamed Ali

Questa intervista è stata effettuata nell’ambito di una ricerca sulla frequentazione di “luoghi terzi” – bar, caffè, piazze… – da parte dei migranti.

Data: 30 luglio 2011
Luogo: Roma, bar nei pressi della stazione Termini
Durata: 1h10′
Intervistatore: Gianluca Gatta (GG)
Lingua: italiano

Supporto d’archiviazione: registrazione audio digitale
Trascrizione: Gianluca Gatta
Traduzioni:
Revisione: Gianluca Gatta
Altre informazioni: I contenuti di questa intervista sono confluiti nel libro: “Luoghi migranti. Tra clandestinità e spazi pubblici” (Pellegrini 2012).

ZM è un giovane rifugiato somalo. Giornalista, vive in Italia dal 2008. Attualmente lavora come operatore sociale e collabora con l’Archivio delle memorie migranti.

GG, antropologo, svolge ricerca all’Università di Napoli “L’Orientale” ed è segretario dell’Archivio delle memorie migranti.

Abstract:
Bar e caffè intorno alla Stazione Termini sono, da anni ormai, spazi privilegiati d’incontro e socievolezza per i migranti somali a Roma. Zakaria Mohamed Ali racconta la vita che anima questi luoghi, le conversazioni che ospitano, l’intreccio di funzioni che essi svolgono e prova a interpretare i motivi che hanno reso la Stazione Termini un polo di attrazione irresistibile per i ragazzi somali. Ne emerge un quadro complesso fatto di relazioni dentro la comunità somala ma anche con altri migranti e rifugiati, con i quali spesso si condivide l’alloggio. Luoghi del genere sono contemporaneamente contesti dove trascorrere piacevolmente il tempo, tra tanta gente, colori, odori, suoni, e allo stesso tempo cercare opportunità, scambiarsi informazioni, elaborare opinioni.

Estratti della trascrizione:
“…i ragazzi che vivono al centro, i centri di accoglienza, una volta che arrivano a Termini, o in un luogo così al bar, passano due ragazzi afghani o sudanesi, eritrei, che vivono nello stesso centro, una volta che arriva questa persona allora devi salutare queste persone, perché si conoscono e vivono nello stesso centro si salutano e parlano in italiano. Allora così magari uno dice: “perché sei arrivato a Termini? Cosa stai facendo?”, dice: “sto parlando col mio amico, e tu?”, “sto aspettando il mio amico e…”, così magari si aprono discussioni un’altra cosa”.

“…in tutti i negozi, i ragazzi somali che stanno una volta si incontrano, ci sarà o c’è qualcuno che inizia un discorso, soprattutto sul paese, perché come stiamo affrontati questi cambiamenti politici e sociali, allora uno proprio pensa una cosa buona, o uno pensa una cosa cattiva, che proprio eliminare queste persone che creano questi problemi, e poi uno per es. adesso come sta arrivando il Ramadan allora si incontrano, allora inizia a parlare, dice: “stiamo un momento in difficoltà con la siccità, è arrivato il Ramadan, come in qualche modo, come facciamo aiutarli”, i ragazzi somali fra di noi adesso c’è una raccolta che adesso stiamo facendo tra di noi…”.

“…si parla di tutto, soprattutto parlano della famiglia, per es. le donne come lavorano scendono soltanto la domenica o il giovedì, una volta che scendono allora hanno proprio, i somali dicono “aiuto”, questo aiuto vuol dire anche il nostro paese o, ovunque parte nel mondo dove ci sono i somali, dicono aiuto, la parola di “aiuto” come sai è una parola italiana, di aiutare no? O di aiutarci. Per es. facciamo, ogni mese, ci mettiamo trecento euro o duecento euro ciascuno, o ogni settimana uno paga cinquanta euro, sette persone per cinquanta pagano ogni settimana. Ogni mese, quando finisce viene dato a qualcuno, quella persona allora può risolvere i problemi della famiglia, aiutare qualcuno, può riuscire a fare qualcosa…”.