7/10/2014
Nothing is more painful than losing loved ones.
My little brother Abraham, you are gone but not forgotten!! We miss you alot!!
When I left you at home, and fled away to seek a new life you was just a little boy in your early 11:th. I remember how shy you was, a boy who prefers to listen rather than to talk. Your characters of obedience, respecting elders and your good heart were some of your well noticeable characters within and outside the family.
It was in your early 16 your world started to look different when some security agents of a dictator regim came to the school and pointed up you and many others out of the school and gave you an order to leave the school and go to the military service for no other reason than that you just were longer than your schoolmates. But you was a tough boy, you refused to be treated unfairly and oppressed. You escaped and hid at home in two years. When you after all this trying to flee the country you were arrested and detained for three years without a trial in a place not even a full-grown person capable of being. After this Guantanamo-like incarceration (even worse in many ways) they sent you to the military service because that is the only thing their little brains able to thinking of. After that they forced you of a military life in a year you managed to escape to neighboring country Ethiopia. Life in the camp indefinitely with uncertain future was not the life you were looking for either. You went away to Libya, despite strong protest and discouragment from us, hoping to cross over mediterranean sea and finally breathe the air of freedom and tranquility . But my little brother, you could atleast able to se a lights of freedom but you was not tough enough to experience it. You disappeared into the sea close to the shore screaming for help, oct 3/2013.
My little brother Abrish, those who chased you out of your country and those who did not want to give you the protection you seeked, they might have their price up on the sky. But i have to promise you one thing today that I will/shall not leave your enemies to be at peace. Death to this barbaric dictator!!!
Abrish, my eyes are in tears and my heart is bleeding.
Rest in peace!
Adal
Nulla è più doloroso della perdita di una persona cara.
Abraham, fratellino mio, te ne sei andato, ma noi non ti dimenticheremo! Ci manchi tanto!
Quando ti ho lasciato a casa e me ne sono andato via per cercare una nuova vita eri solo un ragazzino di undici anni. Ricordo quanto eri timido, un ragazzo che preferiva ascoltare piuttosto che parlare. L’obbedienza, il rispetto per gli anziani e il tuo gran cuore erano alcune delle tue qualità più evidenti in famiglia e fuori.
Avevi appena sedici anni quando il tuo mondo ha iniziato a cambiare. Alcuni agenti di sicurezza del regime del dittatore sono venuti a scuola, hanno indicato te e molti altri studenti e vi hanno dato l’ordine di lasciare la scuola e prestare il servizio militare, solo perché tu eri più alto dei tuoi compagni di scuola. Ma tu eri un ragazzo tenace, ti sei rifiutato di essere trattato ingiustamente e oppresso. Sei scappato e ti sei nascosto a casa per due anni. Quando, dopo tutto questo, hai cercato di scappare dal paese ti hanno arrestato e, senza processo, ti hanno messo in galera in un posto dove neanche un adulto sarebbe stato capace di vivere. Dopo questa prigionia stile Guantanamo (ma anche peggio per certi versi) ti hanno mandato al servizio militare perché questa è l’unica cosa a cui i loro piccoli cervelli riescono a pensare. Un anno dopo essere stato costretto alla vita militare, sei riuscito a scappare nel paese confinante, l’Etiopia. La vita a tempo indeterminato in un campo con l’incertezza del futuro non era quella che stavi cercando. Nonostante le nostre ferme proteste e i tentativi di scoraggiarti, te ne sei andato in Libia, con la speranza di poter attraversare il Mediterraneo e respirare finalmente un’aria di libertà e tranquillità. Ma tu, fratellino mio, hai potuto appena vedere una luce di libertà, non hai resistito abbastanza per viverla. Sei scomparso nel mare vicino alla costa gridando aiuto, il 3 ottobre 2013.
Abrish, fratellino mio, coloro che ti hanno scacciato dal tuo paese e coloro che non hanno voluto darti la protezione che cercavi pagheranno il loro prezzo in cielo. Ma oggi devo prometterti una cosa: non lascerò che i tuoi nemici vivano in pace. Morte al barbaro dittatore!!!
Abrish, i miei occhi sono pieni di lacrime e il mio cuore sanguina.
Riposa in pace!
Adal
Adal Neguse, rifugiato da 10 anni in Svezia, ha perso suo fratello Abraham nella strage del 3 ottobre 2013. Lo abbiamo incontrato a Lampedusa in occasione del primo anniversario della sciagura e di un laboratorio con i parenti dei migranti scomparsi. Ci ha gentilmente concesso di diffondere e tradurre questo messaggio, originariamente pubblicato sulla sua bacheca di Facebook. È il nostro modo di ricordare quella sciagura attraverso la storia di una singola persona.